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STORIA DI ZELDA E DELLA SUA ILLUMINAZIONE – parte 3

Il prurito rivelatore.

Due anni di yoga.
Zelda si reca diligentemente ad ogni lezione ma avverte un prurito all’orecchio sinistro che conosce bene perché è un avvertimento, un segnale che significa una cosa ben precisa: è ora di cambiare.
Sa benissimo che per molte persone lo yoga è una pratica che dura un’intera vita, ma per lei non funziona così.

Quel prurito le era venuto per la prima volta a diciott’anni quando aveva compreso che doveva andare via di casa per iniziare una vita solo sua, senza orari e regole da rispettare che non condivideva e finché non era riuscita a farlo, il prurito l’aveva tormentata senza sosta.
La stessa cosa era accaduta quando aveva compreso di volersi licenziare dal suo primo lavoro e cambiare città.
Anche in quel caso il prurito era sparito soltanto a cose fatte.

Anche un guru è un uomo, per fortuna.

Il maestro non la prende benissimo. Credeva che Zelda fosse pronta per affrontare un corso e diventare a sua volta insegnante di yoga e invece lei desidera andarsene.
Lui aveva già avuto sentore della poca serietà della sua allieva a causa di quella battuta infelice durante la lezione in cui stava raccontando di un famoso predicatore indiano e aveva chiesto “Zelda, hai letto la biografia di Sai Baba vero?” e lei aveva risposto “Sì Bubu”, ma aveva deciso di passarci sopra, una stupidaggine è concessa a tutti.
Anche lui che predica il vegetarianismo qualche volte cede alla braciolata a casa della suocera.
Si sente tradito (forse) e deluso (sicuramente) ma lei non può stare a grattarsi l’orecchio per tutta la vita solo per compiacere qualcuno, fosse pure un guru. Ci prova però, si dice che magari resiste e va avanti per altri due mesi, ma al quinto Buscopan preso dopo la lezione di yoga settimanale comprende che la sua illuminazione non può passare per quella strada.

E ora?

La domanda è “Cosa farà ora?”
A Zelda sale un po’ d’ansia ma poi si dice che una delle cose che ha imparato con la pratica yoga è lasciare che gli eventi si manifestino senza cercarli spasmodicamente.
E accade che proprio l’ultimo giorno di lezione gli occhi le si posano sulla locandina fissata alla bacheca situata all’entrata del centro nella quale si pubblicizza una giornata di ritiro zen con un maestro dal nome evocativo che a Zelda piace molto, Shoran. A pronunciarlo le viene in mente una cascata d’acqua che si riversa in una valle ombrosa e fresca. Ai partecipanti si chiede di indossare vestiti comodi, portare una candela, del cibo o bevande a piacere e buona disposizione alla pazienza, all’ascolto e alla lentezza.
Zelda si prenota, preparerà una parmigiana di melanzane.
Magari senza friggerle prima, che potrebbe poi risultare pesante meditare dopo pranzo.

Lo zen e l’arte della parmigiana di melanzana.

Il giorno del ritiro Zelda si presenta al centro con la teglia di parmigiana ancora calda e una discreta curiosità; come sarà fatto un maestro zen? Sarà calvo? Cicciottello come le statue che raffigurano il Buddha? Parlerà poco o molto? Che tono di voce avrà? E mentre ancora fa congetture si scontra con un ormone alto almeno un metro e novanta, con barba e capelli lunghi e neri e occhi penetranti e inquietanti.
Zelda pensa “Sembra Rasputin” ma poi Rasputin sorride e allora diventa simile all’orso Yoghi dei cartoni che guardava da piccola e le viene voglia di abbracciarlo. Naturalmente lei non osa farlo, ma lui sì, allarga le braccia e le dice “Vieni qui” e Zelda si rifugia sul suo petto e scoppia a piangere. “Cominciamo bene” pensa.
Shoran le deposita un bacio sulla fronte e poi chiede “Parmigiana di melanzane, vero?” Indicando la teglia.

Piangere, piangere e poi mangiare.

Il ritiro zen si rivela devastante per i suoi nervi, ad ogni parola del maestro, ad ogni esercizio, ad ogni meditazione inizia a piangere come se non ci fosse un domani. Gli altri partecipanti si affrettano a dirle che è un bene, che aprire i chakra comporta un carico emozionale che poi deve necessariamente fluire all’esterno come un fiume in piena, liberando il corpo e la mente dalle tossine accumulate negli anni di incoscienza karmica.

Sarà. Fatto sta che Zelda non ne può più di piangere e ringrazia il cielo per la pausa pranzo.

Viene allestita una lunga tavolata nel cortile del centro e il maestro le riserva il posto accanto al suo. Zelda si chiede se questo le permetterà di mangiare serenamente, senza rischiare di fare una figuraccia, magari addentando qualcosa prima di qualche preghiera o rito giusto ma tutto scorre a meraviglia, il cibo è ottimo e la compagnia del maestro si rivela allegra e rilassante. Shoran è dotato di un robusto appetito e tra un boccone e l’altro racconta tanti aneddoti divertenti .

(continua)

 

 

Milena Maggio
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Milena Maggio

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4 Commenti

  • Marisa

    Era davvero un “ormone” alto 1,90 oppure un “omone”…. che scatenava gli ormoni??? 😃
    Bellissimo racconto che mi calza su misura. Riesco sempre a scappare da tutto prima o poi. Soprattutto dai guru. Chissà dov’è il mio posto???

    • Milena Maggio

      Era proprio un ormone nel senso dell’altezza. Per quanto riguarda il discorso ormonale credo che Zelda non se ne sia neppure accorta dato che continuava a piangere😂.
      La parte finale del tuo commento mi ha fatto pensare a una mia amica che fino a poco fa, per vari motivi, si divideva tra una casa e l’altra facendo lunghi percorsi in auto e un giorno mi chiese “Secondo te dov’è il mio posto?”
      Le risposi “Per strada”.
      Ancora ne ridiamo.

  • Roberta

    Allergia allo yoga e pianto liberatorio ininterrotto durante il cosiddetto “tocco del cuore ” mi sono familiari, grazie per rendere “umani” e alleggerire i sensi di colpa 🙏❤️ ovviamente aspetto il seguito 🤗

    • Milena Maggio

      Più che allergia, per quanto mi riguarda, si tratta proprio di cerchi Vitali che si esauriscono. Resto grata e vado avanti. Per quanto riguarda l’essere umani e imperfetti direi…vivaddio! Grazie del tempo dedicato Roberta.

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