La mattina saltavo giù dal letto perché mi piaceva tanto andare a prendere “lezioni di barba” da papà. Correvo per il corridoio fino alla porta che per un pezzo era fatta di vetro e bussavo impaziente, giusto per educazione, giusto per sentire la sua voce dire “Vieni, vieni”.La stanza da bagno profumava già di sapone e borotalco, papà era in piedi davanti al lavandino col viso bianco di schiuma, il pennello poggiato all’incontrario sulla mensola e la ciotola piena d’acqua con il rasoio pronto.
La moglie del maresciallo.
Si faceva la barba ogni mattina e per me non c’era niente di più bello che starlo a guardare mentre si radeva e starlo a sentire che mi parlava come se fossi una “grande”.
“Ieri in ufficio è passata la vedova del maresciallo De Santis, te lo ricordi? Quello che a Natale ci portava la cassata siciliana. È entrata e ha cercato con lo sguardo la scrivania del marito”.
E via una striscia di schiuma dalla guancia.
“Ma non è occupata dal nuovo maresciallo quel posto?”
“Sì, ma ogni volta che lei viene, il nuovo maresciallo s’inventa sempre una scusa per uscire dalla stanza, così da lasciare libera la scrivania”.
E il rasoio veniva sciacquato nell’acqua della ciotola.
Il ricordo.
“E lei che fa?”
“Si accomoda sulla sedia dove stava il marito, tira fuori dalla borsa la fotografia di loro due a Capri durante il viaggio di nozze e la poggia lì dove la teneva lui. Poi resta qualche minuto in silenzio.”
Il viso ormai era quasi del tutto rasato.
“E voi che fate nel frattempo?”
“Ce ne stiamo a lavorare e fingiamo che lei non ci sia, per darle un po’ di pace”.
“Perché papà? Ancora non la trova la pace quella donna? Il marito è morto due anni fa!”
Trovare la pace.
Lui si asciugò il viso e gli occhi azzurri, che di solito brillavano di allegria malandrina, divennero malinconici.
“Non è così facile Milena. A volte non basta il cibo quando hai troppa fame e a volte non basta il tempo per dimenticare un amore grande”.
Mi venne un mantello di tristezza addosso e lui se ne accorse. Allora mise un po’ di sapone nell’acqua della ciotola e prese dalla tasca del pigiama una penna bic priva della cartuccia e me la diede facendomi l’occhiolino.
Bolle di sapone per allegria.
“Sbrigati, prima che arrivi mamma a chiamarci per la colazione!”
Presi la penna, la bagnai e la portai alla bocca, ci soffiai dentro e cominciai a fare bolle di sapone per tutto il bagno mentre lui controllava la porta.
Per la tristezza ci sarebbe stato tempo, ma non in quel momento.
5 Commenti
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Che bello, delicatezze e attenzioni d’altri tempi, il profumo di borotalco si mescola ai ricordi e alla complicità di papà,
è vero, non basta il tempo per dimenticare un amore grande ma il tatto e l’attenzione di un gesto possono alleviare e tonificare il cuore, come essere magicamente a Capri.
Certi profumi segnano una vita intera. Grazie cara per il tempo dedicato.
Milena, quanta dolcezza nei tuoi racconti.
Grazie
Grazie cara Maria Grazia. Sono ricordi a me molto cara.
Molto umana ! Riversa dolcezza anche in chi legge.
Sempre grazie , Milena